top of page

Anche le Professional Organizer non sono perfette: il mio percorso tra caos, perfezionismo e semplicità

  • Immagine del redattore: Laura Realbuto
    Laura Realbuto
  • 28 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Laura Realbuto - Life Coach e Professional Organizer Torino

Quando racconto che sono una Professional Organizer molte persone sorridono e immaginano subito che la mia casa sia come un luogo da rivista, un posto dove ogni oggetto ha il suo spazio preciso, ogni cassetto è etichettato con cura e ogni stanza respira ordine e bellezza.


La frase che mi sento ripetere più spesso è: “Beata te, sicuramente la tua casa sarà sempre perfetta!”


Ed è proprio lì che sorrido perché la realtà è un’altra: la mia casa non è perfetta, non lo è mai stata e soprattutto non deve esserlo.


La verità dietro il mito


C’è un mito che vorrei scardinare con questo articolo cioè quello della Professional Organizer come donna immune dal caos.


Siamo viste come persone che hanno sempre tutto sotto controllo, che non si fanno mai sopraffare dal disordine e che sanno gestire ogni situazione con calma e metodo, ma purtroppo, o per fortuna mi viene da dire, non è così.


Anche io che faccio di questa professione la mia missione conosco i giorni del caos. Ci sono momenti in cui le mie energie calano, in cui mi lascio prendere da altri impegni e la casa resta indietro. Ci sono scatole che si accumulano negli angoli, cassetti che si ribellano, documenti che mi guardano da pile minacciose sulla scrivania.


La differenza è che oggi non vivo più questi momenti come un fallimento, ma come parte naturale della vita.


Anche io ho chiesto aiuto


Qualche tempo fa mi sono trovata a non riuscire a riorganizzare da sola un pezzo importante della mia casa: l’armadio. Ogni volta che lo guardavo mi faceva sentire confusa, senza una via d’uscita, bloccata e non riuscivo a trovare l’energia né la lucidità per affrontarlo. Non era un problema di mancanza di competenze: era un nodo emotivo nascosto dietro vestiti legati a ricordi, decisioni rimandate, un senso di fatica fisica e mentale accumulato nel tempo.


Così ho fatto qualcosa che per tanto tempo avevo considerato impensabile: ho chiesto aiuto a una collega.

Lo ammetto, non è stato facile. Dentro di me c’era la voce della perfezionista che diceva: “Come puoi tu, che aiuti gli altri a fare ordine, ammettere di non farcela da sola?” Ma ammetto anche che quella scelta è stata per me una liberazione.


La mia collega è arrivata con uno sguardo fresco, senza giudizio e mi ha accompagnata a sciogliere i nodi che da sola non riuscivo a sgrovigliare. Non si è trattato solo di rimettere a posto le mie cose, ma di dare un nuovo significato a quello spazio e insieme, anche a una parte di me.


Quell’esperienza mi ha ricordato che non siamo fatte per portare tutto il carico sempre da sole. Anche chi guida altre persone in questi percorsi ha il diritto, anzi la necessità, di essere guidata nei momenti di difficoltà e che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di saggezza.


Il perfezionismo come ombra


Essere una Professional Organizer alle volte significa convivere con un’ombra costante: il perfezionismo.

Il perfezionismo mi ha fatto compagnia per tanti anni. È quella voce che mi ha fatto credere che non era mai abbastanza, che gli altri si aspettavano di più e che non potevo permetterti di sbagliare. È stato il pensiero che mi ha portata a procrastinare perché se non potevo farlo perfettamente allora forse era meglio non iniziare, meglio non provarci neanche. È il giudizio severo che mi sono imposta, anche quando avevo fatto del mio meglio.


Con il tempo ho imparato a riconoscerlo e a non lasciarmi più guidare da lui, ma non è stato semplice perché ti ha fatto credere di essere il mio alleato, quando in realtà mi stava togliendo la libertà.

Oggi so che l’ordine non è perfezione ma è ascolto profondo.


È la capacità di scegliere ciò che serve e di lasciare andare ciò che pesa, che ingombra.

Di accettare che la casa, come la vita, non sarà mai immobile, ma in continua trasformazione.


La mia casa non è sempre perfetta

(e non deve esserlo)


Voglio dirtelo con tutta sincerità: la mia casa non è sempre perfetta, eppure oggi non mi giudico più per questo. Ho smesso di considerare la mia casa come una vetrina da mostrare al mondo e ho iniziato a viverla come un organismo vivo che cambia  e si evolve insieme a me.


La bellezza non sta nell’avere sempre ogni cosa al suo posto, ma nel sentire che gli spazi respirano e vivono con me e che ogni oggetto intorno a me ha un significato e un senso. Ed è questo ciò che voglio trasmettere a chi mi segue: la casa non deve essere perfetta, deve essere autentica e viva.


Il mio percorso personale per uscire dal caos


Quando sento che il caos sta per prendere il sopravvento cerco di ascoltarmi e dialogare con il mio caos interiore.

Invece di reprimere questa sensazione decido di ascoltarla. Mi siedo con un quaderno e scrivo: “Cosa mi sta dicendo il mio disordine?”


La risposta non arriva quasi mai subito, ma poco a poco capisco che spesso ho bisogno di fermarmi, di rallentare, di lasciare andare non solo oggetti, ma anche aspettative, ruoli, impegni e doveri che non mi appartenevano più, che mi stanno stretti.

Inizio con piccoli gesti:

  • aprire un cassetto e togliere ciò che non mi serve,

  • butto via quella busta di fogli inutili che mi guarda da mesi e che mi spaventa aprire,

  • scelgo un angolo della casa e cerco di renderlo “leggero” anche solo con un fiore fresco o una candela accesa,

  • apro l’agenda e annullo impegni evitabili per dedicarmi del tempo per me.


Non è una strategia studiata, è un percorso che nasce dal bisogno. Ed è proprio vivendo questo processo che con l’esperienza ho  poi trasformarlo in uno strumento da condividere con chi si rivolge a me.

Oggi, quando accompagno una persona nel suo percorso di semplificazione so che non le sto offrendo soltanto “tecniche” ma le sto trasferendo una parte del mio vissuto, un pezzo di cammino che ho fatto per prima su me stessa e la mia totale comprensione.


Le scoperte che ho fatto

Camminando dentro il mio caos, ho imparato tre cose importanti:

  1. L’ordine perfetto non esiste. Esiste un ordine che cambia con le stagioni della vita, che si adatta ai nostri bisogni e che respira e si evolve insieme a noi.

  2. Chiedere aiuto è un atto di amore verso sé stessi. Non dobbiamo portare il carico sempre tutto da sole: concedersi sostegno è un segno di grande forza.

  3. Il disordine è un linguaggio. Quando arriva non è un nemico, è un messaggero. Ci parla delle nostre fatiche, delle emozioni che non ascoltiamo, dei cambiamenti che non abbiamo ancora accolto.


Questa è una parte della mia esperienza che voglio consegnarti con questo articolo: non sentirti sbagliata se ti senti nel caos perché il disordine non è la prova che non sei capace, ma il segno che stai attraversando un momento particolare della tua vita: può essere stanchezza, transizione, bisogno di cambiamento, perché la tua casa non deve essere perfetta: deve somigliare a te.

E come ogni momento anche questo passa.

Ciò che conta non è avere una casa perfetta, ma ritrovare ogni volta la forza di ripartire anche da un piccolo gesto, un passo alla volta


La semplicità come alleata


Oggi, se guardo indietro so che il caos mi ha insegnato più della perfezione.

Mi ha insegnato ad accettarmi, a perdonarmi e a lasciare andare i fardelli.


Ho imparato che la semplicità non è avere meno cose, ma scegliere meglio.

Non è rigidità, ma respiro e soprattutto non è perfezione, è autenticità.


Se ti senti nel caos, voglio dirti che non sei sola. Anche io che ho scelto di accompagnare altre donne a ritrovare leggerezza sento spesso il bisogno di fermarmi, di ricominciare, di chiedere aiuto. 


Credo che sia la cosa più umana che possa capitarci: darci il permesso di essere vulnerabili.


Una piccola semina per te


Se mentre leggevi queste parole hai sentito che anche tu desideri uscire dal caos e ritrovare leggerezza nella tua casa e nella tua vita, sappi che non devi farlo da sola.


Ho creato Semi di Casa, la consulenza che non è una “soluzione rapida”, ma una semina: piccole azioni, delicate ma profonde, che ti aiuteranno a trasformare i tuoi spazi e il tuo cuore un passo alla volta.

È un cammino che possiamo fare insieme con la stessa dolcezza che hai trovato in questo articolo.


Se senti che è il momento di dare ascolto al tuo desiderio di semplicità, puoi scoprire di più qui: Semi di Casa.


Ogni grande cambiamento inizia da un seme, e forse questo è il momento per piantarlo. 



Commenti


bottom of page